LA STATALE DI IERI E DI OGGI
Una passeggiata tra i luoghi del sapere
in memoria di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi
Ingresso di via Festa del Perdono 7
Lettura
C’è una circostanza eccezionale: in piazza è presente il questore Allitto Bonanno, che dirigerà personalmente le operazioni. Sul balcone sopra il numero 3 sventolava la solita bandiera rossa. Ai due ingressi di via Festa del Perdono, al n. 3 e al n. 7, picchetti del servizio d'ordine controllavano chi entrava e i contenuti delle borse. All'ingresso n. 7 al questore Allitto che sta per varcare la soglia, uno studente chiede: “Ma perché vuole entrare, lei chi è?” Risposta irata: “Io sono il questore”. Lo studente, che non lo conosce, replica ridendo: “Già, e io sono Brigitte Bardot”. Allitto fa dietro-front infuriato e ai suoi funzionari, che subito lo attorniano, grida che gli viene impedito l'accesso all'università. Altri studenti lo raggiungono e lo invitano a entrare, per constatare di persona che tutto a assolutamente tranquillo. Ma il questore è ormai fuori di sé o fa finta di esserlo e per tutta risposta ingiunge che sia subito tolta la bandiera rossa. Ai giovani che gli chiedono di mettere per iscritto la sua ingiunzione non risponde nemmeno e si allontana. Ricompare dopo cinque minuti, marciando alla testa delle truppe. Mentre si avvicina al n. 7 inveisce: “Questa volta li facciamo fuori tutti. Questa volta li portiamo via tutti. Ve lo faccio vedere chi sono io!” (Testimonianza del giornalista Corrado Stajano.)
Gli armati entrano nel bellissimo cortile del Filarete. Giunti al centro si fermanoe innestano i lacrimogeni sui fucili. L'operazione non è ancora terminata che dall'altra parte, all'ingresso n.3, il vicequestore Vittoria ha già iniziato le cariche ed il lancio dei candelotti. È il caos. Gli studenti respingono l'assalto e per quasi un'ora riusciranno a evitare il peggio. Ma ormai la situazione è compromessa. Il gas dei lacrimogeni comincia a penetrare nei corridoi, nelle aule. Intanto gli scontri si infittiscono. Al n. 3 lo studente Luca Fois ha la mascella fratturata da un candelotto. È un puro caso se non ha fatto la fine di Saltarelli. Allora viene chiusa dall'interno la porta blindata. Un poliziotto, che era riuscito a superare la soglia, resta prigioniero. Trema di paura e lo capisco. Sapevamo che prima di ogni azione all'università gli ufficiali riunivano gli agenti e li eccitavano contro di noi descrivendoci non solo come figli di papà, ma anche come assetati di sangue. Prendo con me il poliziotto, lo conduco in un corridoio appartato e lo affido a Maurizio Andriolo, allora cronista dell'Ansa, affinché testimoniasse l'assenza di ogni violenza nei suoi confronti.