Perché non tornano a Avignone? Facciamo cambio Quella cattolica sembrerebbe far parte delle cosiddette “tre grandi religioni monoteiste”, ma di monoteista non ha proprio niente. Fra Arcangeli, Angeli, Troni, Dominazioni, un dio Uno e Trino, una Madre vergine dopo aver concepito e partorito, uno Spirito Santo che mette incinta una ragazza, un Figlio che risulta figlio dello Spirito Santo e anche di Dio (è un “mistero”) e che, se quanto proclamato dai suoi seguaci è vero, con la propria nascita, oggettivamente, deflora la propria madre. In più, circa 10.000 Santi, Beati, divinità locali, e poi luoghi santi e altro ancora, insomma, una pletora di divinità o semi divinità che circondano e quasi soffocano the Boss, il dio padre Onnipotente. Ognuno con la sua immagine e santino, reliquia, osso, sindone, calzare, tunica, spazzolino ecc. Un repertorio senza fine. Al punto che non solo quella cattolica risulta essere una religione politeista spinta al massimo grado di frantumazione del divino, ma è anche una religione idolatra, vista la quantità di elementi materiali che vengono santificati, e perfino animista. E quest’ultimo sarebbe uno dei punti che la potrebbero rendere simpatica. Se non ci fosse il clero vaticano a rovinare tutto.
Il cattolicesimo, infatti, si distingue anche per aver santificato l’organizzazione del clero, cioè la gerarchia ecclesiastica, cioè se stesso nella sua versione gerarchica. Una autosantificazione frutto sia della proclamazione della centralità del vescovato romano, una. “centralità” priva di senso, semmai il “centro” avrebbe dovuto essere Nazareth, sia con la proclamazione dell’infallibilità del pontefice (ultimamente pare anche dei vescovi). In teoria solo sulle questioni di fede. Precisazione necessaria perché una parte dei seguaci tendeva a prendere per infallibili anche le considerazioni del Papa sul campionato di calcio o su altre turbolenze meno specifiche.. I Cristiani Cattolici sono anche noti per avere imposto i loro dogmi agli altri con la forza della persuasione, finché hanno potuto, poi delle armi (crociate), della tortura (inquisizione), dell’intimidazione, dell’appoggio a regimi aberranti (Spagna franchista, Cile, Salvador, Argentina, Guatemala ecc). Inoltre, i cattolici, insieme ai musulmani, appartengono alle “religioni del lamento”. Essi, come gli sciiti (che “lamentano l’assassinio di Hussein), lamentano l’uccisione di Cristo per mano dei romani e degli ebrei. Per ricordare questa sofferenza inflitta a uno dei loro dèi essi ritualmente percorrono in corteo tragitti che ne rievocano il tormento, frustandosi, facendosi del male, picchiandosi a sangue. Molti usano anche infliggersi dolore con una cinturina di filo spinato sulle costole chiamata cilicio. Più o meno quello che fanno gli sciiti nelle loro processioni rievocative dell’uccisione di Hussein. Di contro gli sciiti non hanno il barbaro rito di mangiarsi metaforicamente il loro profeta o “figlio di dio” con il sacramento della “comunione”. Tutto questo potrebbe portare lo spettatore, agnostico o ateo o di altra fede, a un sorriso di compiacimento per la giusta punizione che oltranzisti di Cristo e sciiti si autoinfliggono se non fosse che essi tendono poi a estendere il tormento agli altri che non c’entrano.
I cattolici, come i musulmani, hanno enfatizzato gli elementi di sessuofobia delle loro credenze. I loro seguaci possono fare sesso solo al fine di procreare e possibilmente senza provare piacere, il clero cattolico deve invece mantenere la più totale astinenza, del sesso non deve sapere niente.
Resta incomprensibile per via di quale strana inclinazione masse di persone che in teoria sono in possesso di cervello vadano dietro a queste puerili sciocchezze palesemente volte a mantenere sotto controllo politico ideologico la popolazione o una parte cospicua di essa. Non solo. Nei nostri tempi la Gerarchia ecclesiastica, che gode di un incomprensibile ma sicuro ascendente su una parte cospicua della popolazione del nostro paese, dovrebbe astenersi da teorie e da pratiche sessuali, di qualsiasi tipo. Ne consegue che del sesso non dovrebbero avere nessuna esperienza. Malgrado ciò si arrogano il diritto di giudicare e decidere tutto quello che riguarda il sesso dei loro adepti e anche degli altri, che adepti loro non sono. Di qui una serie di pesanti pressioni sulla società e sulla classe politica perché seguano quanto prescritto dalla gerarchia religiosa in fatto di sesso e “naturalità” del sesso. Non quanto prescritto da Cristo nei Vangeli, ma quanto da loro deciso, perché le loro decisioni avrebbero lo stesso valore prescrittivo, la stessa forza del messaggio del loro numero due, o forse tre, il Cristo. Quindi non solo sono politeisti, idolatri, animasti e sessuofobi, ma anche autodeificantesi. E con una strana concezione della “natura” come legge da seguire, visto che, ed è l’antropologo francese Levy Strauss a scriverlo, tutto quanto di buono c’è nell’uomo, generosità, pietà, amore, fraternità, spirito di sacrificio ecc., è contronatura. E questo viene sottolineato anche dal numero due, o tre, il Cristo. La natura infatti, di suo, è spietata e egoista.
Venendo all’attualità. Le ultime esternazioni del nuovo capo dei Cardinali sono illuminanti per tre motivi: 1 attaccano il principio democratico della maggioranza (“sulla morale non si decide a maggioranza”, evidentemente per lui si decide a minoranza). Tutti gli alfabetizzati sanno che l’essenza della democrazia consiste in questo: contarsi quando si deve decidere qualcosa. Un principio temperato da una serie di garanzie per chi rimane in minoranza. Non è un sistema perfetto, questo è sicuro, ma è meglio degli altri. 2 si arrogano il diritto di stabilire che le autorità politiche non hanno il potere di decidere nulla che riguardi la sfera dei diritti e dei doveri civili se questo contrasta con i desideri, gli interessi e le opinioni del clero. 3 Considera gli omosessuali, e coloro che convivono al di fuori del matrimonio al pari di pedofili e incestuosi(“dopo i DICO si legalizzeranno anche l’incesto e la pedofilia”).
Sul primo punto si può solo osservare che forse temono di diventare o essere diventati minoranza. Sul secondo nessuno stupore, è la solita presa di posizione, antikantiana e anti illuminista, contro il principio della libertà di scelta individuale sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789. Un passo davvero all’avanguardia. La terza denota una vocazione persecutoria di rara ignoranza, degna della fatwa di un qualsiasi ayatollah sciita ( per qualche oscuro motivo trascurano feticisti, masochisti, sadici, succubi della fellatio, coprofagi, erotomani, l’eros animalista ecc.). Ma anche questo non si discosta dalla politica socialmente reazionaria sviluppata da questa sorprendente istituzione (la chiesa) negli ultimi 1900 anni. Salvo eccezioni.
Quello che è davvero speciale è altro. In sostanza il clero, che non dovrebbe nemmeno sapere che forma ha un sesso (maschile o femminile) al di fuori del proprio specifico organetto, pretende di dettarne le norme d’uso comune e di uso straordinario. Afferma che si deve fare sesso senza godere per fare piacere a dio (o agli dèi), e una serie di altre insensate nefandezze che discendono da una loro interpretazione del messaggio di Cristo. In questo modo, trascinando nella vicenda i loro molteplici dèi, ne fanno non solo dei meri contabili degli orgasmi umani, ma anche dei morbosi direttori di accoppiamenti che entrano nel merito della privatissima sfera di ognuno, dettando “questo sì”, “questo no”, “ecco, fermati là”, “attenzione non andare oltre”, “no, dietro no” ecc. Insomma fanno delle loro numerose deità dei veri e propri guardoni attivi, che contano i coiti e gestiscono le preferenze. Insomma uno scandalo! Non basta. Il clero astinente è ossessionato dal sesso. Il papapolacco non faceva che parlare di sesso, proibire sesso, indagare sesso. Ed era all’interno di una tradizione solida. Per secoli hanno catalogato e descritto “tutte” le possibili “perversioni” sessuali, e le hanno combattute torturando i presunti peccatori, e attribuendo le “tentazioni” a quella specie di dèi negativi che hanno creato e chiamato “dèmoni”. E poiché spesso a scatenare il desiderio nell’uomo (e il clero è essenzialmente maschio) è la donna e il pensare alla donna, questa è stata demonizzata. Tutto ciò fa del clero cattolico un insieme organico di maniaci pericolosi. Molto spesso addestrati fin dal seminario a torbide (in quanto non libere) pratiche omosessuali e pedofile, libere o coatte, come dimostrano i reiterati scandali riguardanti il clero alto e basso che emergono in tutto il mondo. In più, indossano costosi abiti femminili lunghi fino ai piedi. Sì, perché il clero maschile veste donna. Non so per quale ragione, per analoga perversione, il clero femminile non si vesta da uomo. E sono vanitosissimi, pieni di perline, di bottoncini, luccicanti collane, gioielli, di cappellacci colorati vezzosi e frivoli, porpore, scarpette abbellite con fregi preziosi. Un qualsiasi alto prelato in determinati giorni è vestito e officia il suo rito in chiese fastose e ricche, agghindato come un sacerdote Tolteco nel giorno del sacrificio umano. Alla base di tutto c’è l’assurdità di gente che “non deve fare sesso” per propria legge divina ma pretende di dettare agli altri come, quando, dove, se e perché lo devono fare. Una cosa demenziale, accompagnata dalla pretesa di sostituirsi alla coscienza individuale in tutte le scelte personali. Insomma, la chiesa è un covo di estremisti antidemocratici, paranoici, invadenti, prepotenti, arroganti, malati di sesso, che esistono solo perché milioni di persone preferiscono appendere il proprio cervello alle loro ambigue gonne invece di sforzarsi di ragionare da soli, come suggeriva quell’eversore dell’ordine costituito di Immanuel Kant.
Dato l’influsso nocivo che questi spacciatori di divinità hanno sulla vita politica e sociale del nostro paese, propongo di fare uno scambio culturale con una nazione nostra vicina e amica che ha sicuramente mezzi più importanti dei nostri per resistere al fascino del maniacale magnetismo sessuofobico del clero cattolico. La nazione è la Francia, che già ospitò in tempi passati il gruppone dirigente dei politeisti cattolici senza risultarne minimamente danneggiata. Quindi, per il bene di tutti, il Paparazzi con tutta la sua corte, guardie svizzere incluse, dovrebbero abbandonare lo Stato Vaticano e trasferirsi a Avignone, nel famoso palazzo dei Papi e nella bella cittadina. In cambio tutti gli abitanti di Avignone avrebbero il permesso di trasferirsi nello stato Vaticano che prenderebbe il nome di Avignone. Ci sarebbero grandi vantaggi per tutti. Gli avignonesi andrebbero a abitare a Roma, che è molto più bella di Avignone e con un clima migiore, i francesi si libererebbero di un bel gruppo di scocciatori della Linguadocca (gli avignonesi) per acquisire un clero prestigioso, pittoresco, ricco e consumista, ancorché afflitto da sessuomania parossisitica . Il papa e la sua gerarchia avrebbero un mondo nuovo da scoprire e conquistare, tornando nella loro antica sede.
Gli italiani molto credenti avrebbero il papa a un tiro di schioppo, gli abitanti di Roma potrebbero usufruire dei vantaggi del turismo attratto dalle visite libere in vaticano, avignonesi permettendo. E poi potrebbero persino inventare dei gadget veramente affascinanti, come il “pellegrinaggio a Avignone”, la “maratona di Avignone”, la “più santa” di Avignone, il “santo reality di Avignone” e qualunque nefandezza gli venga in mente. Tutti gli italiani, non credenti o credenti così così, troverebbero la loro tranquillità senza avere sempre intorno quei guardoni attivi, logorroici e menagramo della gerarchia eccleiastica. Vantaggi per tutti, quindi. Certo a Avignone non c’è San Pietro, ma il vino locale, lo Chateauneuf du pape, è molto meglio del Frascati e si ispira direttamente al leader maximo. Amen. Roberto Tumminelli
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