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Intervento del Consigliere di Zona 1 Filippo Maraffi - aprile 2000 PDF Stampa E-mail
DOCUMENTI - I RICORDI
 
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COMUNE DI MILANO
Consiglio di ZONA 1 - Centro Storico

 GRUPPO CONSILIARE

 RIFONDAZIONE COMUNISTA

 Consigliere Filippo Maria Maraffi

 17 aprile 2000

Il 16 aprile 2000 per me non è stato un giorno felice, vista la riconferma di Roberto Formigoni alla Presidenza della Regione Lombardia, ma sono certo che sarà un giorno che dimenticherò in fretta, è un fatto negativo, mi mette un po’ di tristezza, ma non è un dramma.
Né io né il compagno Borromeo abbiamo invece dimenticato, né mai dimenticheremo, il 16 aprile di 25 anni or sono.
In Piazza Cavour, nel pieno centro di Milano, e nella zona che siamo qui a rappresentare, Claudio Varalli, 18 anni, veniva ferito a morte da un colpo di pistola sparatogli alla nuca dal neofascista Braggion.
Il giorno dopo, in Corso XXII Marzo, un camion dei Carabinieri schiacciava il cranio al mio amico Giannino Zibecchi, reo di essere sceso dal marciapiedi.
Due ragazzi morti nel giro di poche ore nella nostra città per motivi politici furono un evento drammatico ed il senso di questo mio intervento vuole essere di speranza e di augurio perché un fatto simile non abbia mai più a ripetersi.
È opportuno però ricordare che i colpevoli di quegli atti, per quanto chiaramente colpevoli, riuscirono a non scontare alcuna pena. Braggion, che sparò alla nuca a Varalli venne condannato per eccesso di legittima difesa (per difendersi si spara alla nuca notoriamente) e finì, per prescrizione dei termini, con il non scontare nemmeno la condanna per porto abusivo di armi. I tre Carabinieri responsabili della morte di Zibecchi vennero assolti, nonostante prove chiarissime anche di disobbedienza agli ordini ricevuti, da un magistrato che dalla vostra parte politica è stato spesso definito comunista: il Dottor Francesco Saverio Borrelli.
Il fatto che non ci siano più scontri fisici di natura politica è sicuramente un progresso della nostra società e del nostro vivere civile, ma a questo progresso nel modo di gestire l’agone politico si affianca un regresso, che definirei un’involuzione di stampo medioevale, nel comportamento della società rispetto ai più deboli, regresso contro il quale Claudio e Giannino sarebbero pronti a combattere se la loro vita non fosse stata interrotta tanto presto.
Voi della maggioranza, ma anche qualcuno dell’opposizione, parla di società evoluta, di Internet, di nuovi mercati, in generale di modernizzazione ignorando, volutamente, l’assolutainvoluzione verso la quale si sta viaggiando.
Nel medioevo i poveri, i derelitti, i più deboli dovevano stare fuori dalle mura del castello, e chi si permetteva di entrare veniva espulso, o picchiato o ritenuto colpevole di chissà quale reato.
Oggi si fa di più e peggio.
Non solo non ci si rende conto che all'interno del castello di poveri, di derelitti e di deboli ce ne sono moltissimi, ma quelli che chiedono di entrare li si brucia.
Gli allarmi lanciati anche dal Cardinale Carlo Maria Martini sulle nuove povertà, che attanagliano questa città, sembrano lasciarvi indifferenti e il fatto che la reazione di due forze politiche di maggioranza in questa regione al gravissimo episodio di Gallarate che è costato la vita ad un lavoratore extra comunitario sfruttato, bruciato vivo da un criminale (se conoscete un altro termine per definire quell'essere fatemelo conoscere, ma è uno di quelli che voi chiamate imprenditore), sia stato quello di proporre una legge repressiva sull'immigrazione, la dice lunga su quanto anche il 16 aprile del 2000 non potrà considerarsi un giorno felice per la nostra città e per la nostra Regione.