LE PUBBLICAZIONISito dell'associazione PER NON DIMENTICARE CLAUDIO VARALLI - GIANNINO ZIBECCHIhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni2024-05-19T02:00:34ZJoomla! 1.5 - Open Source Content ManagementVolevano cambiare il mondo facevano politica2004-05-16T23:00:00Z2004-05-16T23:00:00Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/678-volevano-cambiare-il-mondo-facevano-politicaAdministratorinfo@pernondimenticare.net<h4 style="font-size: 16.2px; text-align: center;">PER NON DIMENTICARE - I LIBRI</h4>
<h3 style="font-size: 16.848px; text-align: center;">Volevano cambiare il mondo:<br />
facevano politica</h3>
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<p>{gallery}ARCHIVI/librogiallo{/gallery}</p><h4 style="font-size: 16.2px; text-align: center;">PER NON DIMENTICARE - I LIBRI</h4>
<h3 style="font-size: 16.848px; text-align: center;">Volevano cambiare il mondo:<br />
facevano politica</h3>
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<p>{gallery}ARCHIVI/librogiallo{/gallery}</p>IL FILO NERO2023-04-11T23:00:00Z2023-04-11T23:00:00Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/676-il-filo-neroAdministratorinfo@pernondimenticare.net<h4 style="text-align: center;">PER NON DIMENTICARE - I LIBRI</h4>
<h3 style="text-align: center;">IL FILO NERO</h3>
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<p>{gallery}ARCHIVI/filo_nero{/gallery}</p>
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<br /><h4 style="text-align: center;">PER NON DIMENTICARE - I LIBRI</h4>
<h3 style="text-align: center;">IL FILO NERO</h3>
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<br />Milano 29 aprile - Nazisti, no grazie2014-03-30T09:25:23Z2014-03-30T09:25:23Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/540-milano-29-aprile-nazisti-no-grazieAdministratorinfo@pernondimenticare.net<div style="text-align: center;"><img width="200" height="66" alt="" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/maf.jpg" /></div>
<br />
Pubblichiamo il dossier a cura di da Memoria Antifascista sulle attività dei gruppi nazifscisti a Milano.
<div style="text-align: center;">Milano 29 aprile - Nazisti, no grazie<br />
<a href="https://www.pernondimenticare.net//documenti/pubblicazioni/540-milano-29-aprile-nazisti-no-grazie">dossier "Milano 29 aprile - nazisti, no grazie "</a><div style="text-align: center;"><img width="200" height="66" alt="" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/maf.jpg" /></div>
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Pubblichiamo il dossier a cura di da Memoria Antifascista sulle attività dei gruppi nazifscisti a Milano.
<div style="text-align: center;">Milano 29 aprile - Nazisti, no grazie<br />
<a href="https://www.pernondimenticare.net//documenti/pubblicazioni/540-milano-29-aprile-nazisti-no-grazie">dossier "Milano 29 aprile - nazisti, no grazie "</a>Sotto il cielo di aprile2012-05-18T16:38:40Z2012-05-18T16:38:40Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/467-sotto-il-cielo-di-aprileAdministratorinfo@pernondimenticare.net<p><b>Pubblichiamo l'introduzione del nuovo fascicolo che abbiamo stampato quest'anno in occasione dell'anniversario della morte di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi<br />
<br />
<img border="10" hspace="10" alt="" vspace="5" align="left" width="100" height="141" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/libri/copertina_sotto_il_cielo_di_aprile.jpg" /> Si parte dal ricordo di due giovani. </b>Nel 1995, in occasione del ventesimo anniversario dell’uccisione di Claudio Varalli e di Giannino Zibecchi, abbiamo stampato un libretto che aveva uno scopo molto preciso. Accanto al ricordo degli avvenimenti – due giovani assassinati da fascisti e carabinieri in una fase di scontro sociale molto acuto – volevamo raccontare la dimensione umana di queste due persone, non soltanto quella politica. Perché Claudio e Giannino erano due giovani con tanta voglia di vivere e di divertirsi che non impediva, anzi si integrava perfettamente con la dimensione politica della loro vita e quindi con un impegno molto coinvolgente.<br />
Perché riproporre oggi, anche se in termini decisamente diversi, questa operazione quasi vent’anni dopo?<br />
I motivi sono tanti, ma uno è di gran lunga il più importante. In questo ultimo ventennio è stata portata avanti con perfida tenacia un’operazione di ampio respiro che prende le mosse dalla denigrazione della Resistenza e il suo ridimensionamento come tappa fondante dei valori della nostra società per tentare una parificazione di tutti quanti combatterono in quegli anni: i partigiani e i repubblichini, chi ha versato il sangue per riconquistare la libertà e chi ha torturato, massacrato e contribuito all’Olocausto. Questa campagna revisionista e negazionista vuole cancellare la spinta a rinnovare la società, vuole convincere che tutte le idee hanno uguali diritti di esistere e che la contrapposizione tra fascismo e antifascismo è anacronistica.</p>
<p><b>Non la pensavano così Varalli e Zibecchi </b>e tutte quelle persone che, dal dopoguerra a oggi, hanno sacrificato la loro vita per difendere la democrazia dai</p>
<p><b>Pubblichiamo l'introduzione del nuovo fascicolo che abbiamo stampato quest'anno in occasione dell'anniversario della morte di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi<br />
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<img border="10" hspace="10" alt="" vspace="5" align="left" width="100" height="141" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/libri/copertina_sotto_il_cielo_di_aprile.jpg" /> Si parte dal ricordo di due giovani. </b>Nel 1995, in occasione del ventesimo anniversario dell’uccisione di Claudio Varalli e di Giannino Zibecchi, abbiamo stampato un libretto che aveva uno scopo molto preciso. Accanto al ricordo degli avvenimenti – due giovani assassinati da fascisti e carabinieri in una fase di scontro sociale molto acuto – volevamo raccontare la dimensione umana di queste due persone, non soltanto quella politica. Perché Claudio e Giannino erano due giovani con tanta voglia di vivere e di divertirsi che non impediva, anzi si integrava perfettamente con la dimensione politica della loro vita e quindi con un impegno molto coinvolgente.<br />
Perché riproporre oggi, anche se in termini decisamente diversi, questa operazione quasi vent’anni dopo?<br />
I motivi sono tanti, ma uno è di gran lunga il più importante. In questo ultimo ventennio è stata portata avanti con perfida tenacia un’operazione di ampio respiro che prende le mosse dalla denigrazione della Resistenza e il suo ridimensionamento come tappa fondante dei valori della nostra società per tentare una parificazione di tutti quanti combatterono in quegli anni: i partigiani e i repubblichini, chi ha versato il sangue per riconquistare la libertà e chi ha torturato, massacrato e contribuito all’Olocausto. Questa campagna revisionista e negazionista vuole cancellare la spinta a rinnovare la società, vuole convincere che tutte le idee hanno uguali diritti di esistere e che la contrapposizione tra fascismo e antifascismo è anacronistica.</p>
<p><b>Non la pensavano così Varalli e Zibecchi </b>e tutte quelle persone che, dal dopoguerra a oggi, hanno sacrificato la loro vita per difendere la democrazia dai</p>
Come stai compagno Mao?2009-04-09T17:23:33Z2009-04-09T17:23:33Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/288-come-stai-compagno-maoAdministratorinfo@pernondimenticare.net<p align="center">Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore il libro di Gino Montemezzani</p>
<h2 align="center">Come stai compagno Mao?</h2>
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<img src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/libri/nonno.png" alt="Come stai compagno Mao?" width="700" height="991" align="middle" /></br><p align="center">Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore il libro di Gino Montemezzani</p>
<h2 align="center">Come stai compagno Mao?</h2>
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<img src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/libri/nonno.png" alt="Come stai compagno Mao?" width="700" height="991" align="middle" /></br>Il libro "La rossa primavera"2009-04-04T20:46:05Z2009-04-04T20:46:05Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/289-il-libro-qla-rossa-primaveraqenzoinfo@pernondimenticare.net<h3 style="text-align: center">La Rossa Primavera</h3>
<p><img height="567" alt="La Rossa primavera" hspace="8" width="385" align="left" vspace="8" border="8" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/larossaprimavera.jpg" />Dal prossimo 25 aprile sarà in vendita, in allegato a Liberazione e L'Unità, al prezzo di € 6,90,</p>
<h4>"La Rossa Primavera"</h4>
<p>Dalla quarta di copertina: <br />
Le valorose barricate popolari di Parma, un attentato dimostrativo contro il Vaticano, la partecipazione dei volontari internazionalisti alla guerra di Spagna, la Resistenza armata nel nord Italia. Sono alcuni degli episodi storici che ispirano La rossa primavera, una raccolta di racconti sull'antifascismo.Il tema è quanto mai vivo e attuale. Ideologie e pratiche autoritarie sono infatti ancora pericolosamente e subdolamente presenti, nelle istituzioni come nella società. Lo sa bene chi fa attività militante nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di un lavoro sempre più precario.La narrativa non scioglie i nodi storici ma li attraversa, consegnandoli alla riflessione e alla sensibilità critica. In questa chiave, il libro può essere un piccolo tassello nella ricostruzione della memoria, patrimonio essenziale per comprendere le urgenze del presente.</p>
<p class="caption">Gli autori devolvono, tramite il Comitato Piazza Carlo Giuliani onlus, l'intero importo dei diritti loro spettanti per questo libro a progetti di solidarietà internazionale. Con i precedenti libri sono stati realizzati progetti in favore dei Guaraní-Kaiowá del Mato Grosso del sud, dei bambini Saharawi nei campi profughi dell'Algeria del sud, e la ristrutturazione di una scuola in Etiopia.</p><h3 style="text-align: center">La Rossa Primavera</h3>
<p><img height="567" alt="La Rossa primavera" hspace="8" width="385" align="left" vspace="8" border="8" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/larossaprimavera.jpg" />Dal prossimo 25 aprile sarà in vendita, in allegato a Liberazione e L'Unità, al prezzo di € 6,90,</p>
<h4>"La Rossa Primavera"</h4>
<p>Dalla quarta di copertina: <br />
Le valorose barricate popolari di Parma, un attentato dimostrativo contro il Vaticano, la partecipazione dei volontari internazionalisti alla guerra di Spagna, la Resistenza armata nel nord Italia. Sono alcuni degli episodi storici che ispirano La rossa primavera, una raccolta di racconti sull'antifascismo.Il tema è quanto mai vivo e attuale. Ideologie e pratiche autoritarie sono infatti ancora pericolosamente e subdolamente presenti, nelle istituzioni come nella società. Lo sa bene chi fa attività militante nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di un lavoro sempre più precario.La narrativa non scioglie i nodi storici ma li attraversa, consegnandoli alla riflessione e alla sensibilità critica. In questa chiave, il libro può essere un piccolo tassello nella ricostruzione della memoria, patrimonio essenziale per comprendere le urgenze del presente.</p>
<p class="caption">Gli autori devolvono, tramite il Comitato Piazza Carlo Giuliani onlus, l'intero importo dei diritti loro spettanti per questo libro a progetti di solidarietà internazionale. Con i precedenti libri sono stati realizzati progetti in favore dei Guaraní-Kaiowá del Mato Grosso del sud, dei bambini Saharawi nei campi profughi dell'Algeria del sud, e la ristrutturazione di una scuola in Etiopia.</p>In tempo di guerra - Giulio Stocchi2009-04-08T19:57:30Z2009-04-08T19:57:30Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/290-in-tempo-di-guerra-giulio-stocchiAdministratorinfo@pernondimenticare.net<p align="center">Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore il libro di Giulio Stocchi</p>
<h2 align="center">In tempo di guerra</h2>
<br />
<img src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/libri/tempo.png" alt="In tempo di Guerra" width="700" height="538" align="middle" /><br /><p align="center">Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore il libro di Giulio Stocchi</p>
<h2 align="center">In tempo di guerra</h2>
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<img src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/libri/tempo.png" alt="In tempo di Guerra" width="700" height="538" align="middle" /><br />Libro "In ordine pubblico"2009-04-04T20:47:29Z2009-04-04T20:47:29Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/291-libro-qin-ordine-pubblicoqenzoinfo@pernondimenticare.net<p class="caption"><img height="631" alt="in Ordine Pubblico ed. 2005" hspace="8" width="552" align="left" vspace="8" border="8" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/pagina_ordine.gif" />Questa è la copertina della nuova edizione di In ordine pubblico, (Roma, Farhenheit 451, 2005).<br />
Il testo è già stato pubblicato nel 2003 in una edizione distribuita in edicola.<br />
Curato da Paola Stacciali, il volume è dedicato a Carlo Giuliani e a tutti i caduti nella lotta per l’emancipazione e la giustizia sociale.<br />
Dieci scrittori raccontano 10 storie di compagni uccisi dalle forze dell’ordine o dai fascisti. I fatti narrati sono tragicamente veri, mentre il contesto letterario è frutto della fantasia e della sensibilità degli autori. Si tratta di racconti inediti, tranne quello di Erri De Luca.<br />
Come per la prima edizione, gli autori devolvono l’intero importo dei diritti loro spettanti a progetti di solidarietà internazionale. <br />
L’Associazione Walter Rossi (nata nel 1997) si è fatta promotrice di entrambe le edizioni e quest’anno ha promosso anche la pubblicazione di Piazza, bella piazza, distribuito in edicola con L’Unità, Il Manifesto, Liberazione, e Carta, sempre a cura di Paola Staccioli.</p><p class="caption"><img height="631" alt="in Ordine Pubblico ed. 2005" hspace="8" width="552" align="left" vspace="8" border="8" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/pagina_ordine.gif" />Questa è la copertina della nuova edizione di In ordine pubblico, (Roma, Farhenheit 451, 2005).<br />
Il testo è già stato pubblicato nel 2003 in una edizione distribuita in edicola.<br />
Curato da Paola Stacciali, il volume è dedicato a Carlo Giuliani e a tutti i caduti nella lotta per l’emancipazione e la giustizia sociale.<br />
Dieci scrittori raccontano 10 storie di compagni uccisi dalle forze dell’ordine o dai fascisti. I fatti narrati sono tragicamente veri, mentre il contesto letterario è frutto della fantasia e della sensibilità degli autori. Si tratta di racconti inediti, tranne quello di Erri De Luca.<br />
Come per la prima edizione, gli autori devolvono l’intero importo dei diritti loro spettanti a progetti di solidarietà internazionale. <br />
L’Associazione Walter Rossi (nata nel 1997) si è fatta promotrice di entrambe le edizioni e quest’anno ha promosso anche la pubblicazione di Piazza, bella piazza, distribuito in edicola con L’Unità, Il Manifesto, Liberazione, e Carta, sempre a cura di Paola Staccioli.</p>Libro "Piazza bella piazza"2009-04-04T20:48:33Z2009-04-04T20:48:33Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/292-libro-qpiazza-bella-piazzaqenzoinfo@pernondimenticare.net<div style="text-align: center"><img height="600" alt="alt" hspace="8" width="424" align="middle" vspace="8" border="8" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/aPagina_piazza.jpg" /></div><div style="text-align: center"><img height="600" alt="alt" hspace="8" width="424" align="middle" vspace="8" border="8" src="https://www.pernondimenticare.net/images/stories/ARCHIVI/servizio/aPagina_piazza.jpg" /></div>Ogni volta che torna aprile - Giulio Stocchi2009-04-08T20:11:20Z2009-04-08T20:11:20Zhttps://www.pernondimenticare.net/documenti/pubblicazioni/293-ogni-volta-che-torna-aprile-giulio-stocchiAdministratorinfo@pernondimenticare.net<h3 style="text-align: center">Ogni volta che torna aprile</h3>
<p>Da COMPAGNO POETA di Giulio Stocchi - ed. Einaudi, 1980 - pg. 3-7</p>
<p>Ogni volta che torna aprile, e Milano si mette al bello, col vento che pare stringerla in vita per portarsela via, è sempre la stessa rabbia di quei giorni che mi prende alla gola. <br />
Entravano in piazza. Gli striscioni ormai li avevano arrotolati. Per tutto il pomeriggio, davanti al Comune, avevano gridato che la casa è un diritto. Ma adesso non sapevano nulla che non fosse il vento, l'aria tersa del tramonto, e quel profumo che stordiva. Poi i colpi. Uno, due, brevi, secchi. Per Claudio Varalli, la primavera finiva così, a sedici anni. Col viso solo un po' stupito. I fascisti erano già scappati. Verso la Questura. <br />
Il giorno dopo c'eravamo tutti. Scendevamo per corso di Porta Vittoria, in un silenzio strano. Di tanto in tanto, una voce: "Almirante", e il corteo dietro, per quanto era lungo, "Assassino", rispondeva. Sapevamo dove andare. Per anni, da via Mancini, dov'è la sede dell'Msi, erano usciti con catene, con coltelli, con pistole. Sapevamo anche che non ci avrebbero fatto arrivare fin là. Ma eravamo in tanti. E la fotografia di quel ragazzo sull'asfalto era negli occhi di tutti. Di cordone in cordone, poi, rimbalzava una notizia. Si diceva che ne avessero ammazzato un altro, a Torino. Uno di Lotta continua. Tonino Micciché. <br />
E così continuavamo ad andare. Molti col fazzoletto sul viso. Altri coi tascapane gonfi di sassi. Ma tutti con quella decisione dura che sentivi anche da come ti si stringeva al braccio il compagno accanto. Non si vedeva un poliziotto. <br />
Poi, d'improvviso, dove il corso si slarga in una piazza, quando già eravamo entrati per metà, e gli altri premevano dietro, le sirene, e una gran nuvola di fumo. C'è appena il tempo di chiedersi che cosa stia succedendo, che da tutto quel disastro, come impazziti, sbucano i camion dei carabinieri. Salgono sul marciapiede. Puntano diritto sulla gente. <br />
I sassi, ormai, non servivano più. <br />
Dopo un lungo giro per evitare i posti di blocco, salgo su un autobus. In un angolo, e questo non lo dimentico più, c'era un compagno, appoggiato al finestrino. E' Tumminelli. E' grande e grosso, Tumminelli. E così, davanti a tutti, piange. Mi dice di Giannino, di come l'abbiano massacrato le ruote, che lui era là, che non gli si riconosceva nemmeno più la faccia, e pensa che solo ieri al baretto scherzavamo insieme, e tutti gli volevano bene, non era giusto morire così, perché era tanto buono, Giannino, sì, Giannino Zibecchi.</p>
<p>La zona era ancora piena di fumo. A terra, una maglietta. Insanguinata. I compagni arrivavano ad uno ad uno, fin contro quel quadrato di scudi, di elmi, di fucili. Buttavano un fiore. In silenzio, come una promessa cupa. E se ne andavano. Intorno, i carabinieri si indicavano il luogo dello scempio. Ridevano.</p>
<p>C'eravamo divisi in due gruppi. Uno a far presidio sull'angolo di Giannino, in XXII Marzo, e noi sotto i portici di piazza Cavour, vicino a Claudio. La sera prima, tornando a casa, la radio aveva aggiunto un altro nome all'elenco. Rodolfo Boschi, a Firenze. Davamo via dei volantini. Oh certo, la gente li prendeva. Un'occhiata distratta, e andava al cinema. Come se non fosse successo niente. <br />
Passa Toscano (1), con quella sua aria leggermente ironica e la giacca di sempre buttata sulle spalle, e mi fa: "Come va il poema, Giulio?" Ecco, penso che questa sia stata la molla. Quelle parole. O meglio, per come stridevano, quelle parole, con tutto ciò che mi stava intorno: i visi stravolti di stanchezza, le voci arrochite, le mani che avrebbero voluto strappare in pezzi anche la notte, e quei volantini, quei volantini che non riuscivano neppure a sfiorare le labbra dell'indifferenza. <br />
Il poema... Già, mi conoscevano come il poeta, i compagni. Me lo dicevano così, tra lo scherzo e l'affetto. Ognuno era al corrente del mio piccolo segreto. Del mio vizio. Il poema... E rivedevo la mia stanza, tutte quelle notti dalla gola bruciata dal fumo, il ticchettio della macchina da scrivere, la felicità del mattino dopo, le pagine che negli anni avevano fatto mucchio. E solo Carole, la mia compagna d'allora, e pochi amici, qualche volta, seduti in cerchio ad ascoltarlo, il poema. <br />
Perché avevo paura di mettermi in gioco, di espormi forse a un rifiuto, di andare dai compagni e dire: "Ecco, io sono qui, questa è la mia vita, il mio modo di lottare e di esservi accanto. Giudicateli voi". E invece no: tenevo tutto per me. Era il mio rifugio il poema. La tana che m'ero scavato, l'orgoglio di sentirmi diverso. Io, il poeta. <br />
E mentre tutto questo, in un lampo, m'attraversava la mente, "Bene, - rispondo. - Va bene il poema". E poi, senza pensarci: "Una volta o l'altra ci si vede, così ne parliamo".</p>
<p>Il giorno dei funerali di Giannino, i Navigli brulicavano di gente, di bandiere, di striscioni. E tanti fiori. Li portavano, davanti a tutti, delle compagne. Giovanissime. Un canto sommesso rompeva appena lo scalpiccio dei passi. Era una giornata meravigliosa. Troppo, per dirsi addio. E ognuno quel contrasto l'avvertiva con un dolore sordo che cresceva dentro e saliva fino alle labbra. In un grido. Era come un'onda. Percorreva tutta quella fiumana, si spezzava d'improvviso, lo risentivi lontano, quasi venisse da un altro mondo, tornava ingrossandosi, t'afferrava di nuovo, ed eri lì a ripeterlo con tutta la vita che urlava, "Ora e sempre resistenza". <br />
Voleva dire tante cose quel grido. Era un ponte gettato alla città. "Guardateci, - voleva dire, - guardateci bene in faccia. Vedete? Siamo noi, gli estremisti. No, non voltate la testa, - voleva dire, - guardatele quelle ragazzine dei fiori, quei visi chiari, guardate cosa c'è dentro quegli occhi. Eccoli, i teppisti, i provocatori, i delinquenti". "Ma non capite, - voleva dire, - non capite che non c'è niente da far luce? Che questi morti sono una catena che viene giù da Piazza Fontana? E da prima, da Avola, da Battipaglia? E da prima ancora, da Melissa, da Portella della Ginestra? E che tutto questo ha un nome?" "Scuotetevi dal torpore", voleva dire. Ma anche, voleva dire, che stessero bene in guardia quelli dei palazzi, delle croci, del saccheggio, e i loro sicari d'ogni specie, perché non sarebbero riusciti ad ammazzarci tutti; e che noi, i teppisti, i provocatori, i delinquenti, contro tutta quella morte avremmo sempre fatto muro. <br />
Questo voleva dire. E la bara navigava per la sua città, sollevata fino al cielo da quella disperazione di pugni chiusi. Scendeva di strada in strada verso il Duomo, si fermava per un attimo ai crocicchi, riprendeva ondeggiando sui viali, attraversava i quartieri dei panni di ringhiera e quelli eleganti degli uffici. Milano le parlava, come parla una città. Si chinava a carezzarla coi rami dei tigli, si scuoteva dalle pietre dei selciati, abbassava gli occhi di pietà con le serrande dei negozi. Prometteva di non dimenticare. Poi tratteneva il respiro. E si tornava a udire solo il fruscio del vento, lo scalpiccio dei passi. E quel grido.</p>
<p>Ma non era solo il corpo straziato di Giannino che vedevo passare per le strade. In quei ragazzi che camminavano perdutamente stretti, nei loro occhi segnati d'ombra, e nella sfida tuttavia variopinta dei vestiti, era come se mi sfilassero davanti i sogni, la fantasia, l'amore, le speranze di quegli anni. Erano le sere attorno a una chitarra, le discussioni febbrili, le assemblee piene di fumo, le vigilie di manifestazione, i letti felici, la scommessa dei corpi abbracciati, le cene messe su con niente, lo scavo ansioso del futuro, la voglia di capire, il bisogno di trovare finalmente un confine al grigio, la ricchezza nuda delle nostre mani. Tutto questo vedevo passare in corteo. Ed era tutto ciò di cui s'era nutrita la mia poesia in quegli anni. <br />
Allora capivo perché la domanda di Toscano m'avesse tanto colpito, lasciandomi con un turbine di pensieri e risvegliando un'eco strana, un bisogno nuovo di dire. "Come va il poema, Giulio?", sussurrato nel clima spettrale di piazza Cavour, e così apparentemente fuori luogo, significava solo quello che stavo vedendo in quel momento, mi indicava semplicemente dov'era e in che direzione dovesse andare la mia poesia. Era come quando uno squarcio di luce ti mostra due cose che sono sempre state vicine: tu in fondo lo sapevi, eppure ci voleva quel lampo per riconoscerle. <br />
Anche quel grido tornava a parlare, e questa volta solo a me. Sfilava il corteo, e mi diceva che bastava un passo per immergermi m quella corrente, per unire la mia alla voce di tutti. Mi diceva di quanto misere, di quanto piccole fossero le mie paure, e smisurato il loro abisso d'orgoglio.</p>
<p>Perché ciò che credevo fosse solo mio, e prendesse forma nel chiuso della mia stanza, nel cerchio dei miei sogni, nella solitudine più segreta dei bicchieri, in realtà nasceva ed era nato li. E li doveva tornare: nelle strade, accanto ai compagni, durante la lotta, perché ogni parola, nell'infinita varietà dei volti, dei gesti, dei sogni, delle speranze di quegli uomini, ritrovasse le sue radici e la sua ragione, la pienezza riconquistata del proprio destino.</p>
<p>E così, mentre il corteo continuava ad andare, e le vecchine si segnavano, io buttavo su un foglio le parole rabbiose che dalla notte del presidio mi battevano alle tempie. <br />
La sera dopo, all'Università, nell'aula magna che ancora risuonava della rivolta dissonante delle note di Liguori, salivo sul palco a urlare quelle parole. <br />
Era il 21 aprile 1975. Avevo cominciato.</p>
<p>1 - Uno dei leader del Movimento studentesco milanese.</p><h3 style="text-align: center">Ogni volta che torna aprile</h3>
<p>Da COMPAGNO POETA di Giulio Stocchi - ed. Einaudi, 1980 - pg. 3-7</p>
<p>Ogni volta che torna aprile, e Milano si mette al bello, col vento che pare stringerla in vita per portarsela via, è sempre la stessa rabbia di quei giorni che mi prende alla gola. <br />
Entravano in piazza. Gli striscioni ormai li avevano arrotolati. Per tutto il pomeriggio, davanti al Comune, avevano gridato che la casa è un diritto. Ma adesso non sapevano nulla che non fosse il vento, l'aria tersa del tramonto, e quel profumo che stordiva. Poi i colpi. Uno, due, brevi, secchi. Per Claudio Varalli, la primavera finiva così, a sedici anni. Col viso solo un po' stupito. I fascisti erano già scappati. Verso la Questura. <br />
Il giorno dopo c'eravamo tutti. Scendevamo per corso di Porta Vittoria, in un silenzio strano. Di tanto in tanto, una voce: "Almirante", e il corteo dietro, per quanto era lungo, "Assassino", rispondeva. Sapevamo dove andare. Per anni, da via Mancini, dov'è la sede dell'Msi, erano usciti con catene, con coltelli, con pistole. Sapevamo anche che non ci avrebbero fatto arrivare fin là. Ma eravamo in tanti. E la fotografia di quel ragazzo sull'asfalto era negli occhi di tutti. Di cordone in cordone, poi, rimbalzava una notizia. Si diceva che ne avessero ammazzato un altro, a Torino. Uno di Lotta continua. Tonino Micciché. <br />
E così continuavamo ad andare. Molti col fazzoletto sul viso. Altri coi tascapane gonfi di sassi. Ma tutti con quella decisione dura che sentivi anche da come ti si stringeva al braccio il compagno accanto. Non si vedeva un poliziotto. <br />
Poi, d'improvviso, dove il corso si slarga in una piazza, quando già eravamo entrati per metà, e gli altri premevano dietro, le sirene, e una gran nuvola di fumo. C'è appena il tempo di chiedersi che cosa stia succedendo, che da tutto quel disastro, come impazziti, sbucano i camion dei carabinieri. Salgono sul marciapiede. Puntano diritto sulla gente. <br />
I sassi, ormai, non servivano più. <br />
Dopo un lungo giro per evitare i posti di blocco, salgo su un autobus. In un angolo, e questo non lo dimentico più, c'era un compagno, appoggiato al finestrino. E' Tumminelli. E' grande e grosso, Tumminelli. E così, davanti a tutti, piange. Mi dice di Giannino, di come l'abbiano massacrato le ruote, che lui era là, che non gli si riconosceva nemmeno più la faccia, e pensa che solo ieri al baretto scherzavamo insieme, e tutti gli volevano bene, non era giusto morire così, perché era tanto buono, Giannino, sì, Giannino Zibecchi.</p>
<p>La zona era ancora piena di fumo. A terra, una maglietta. Insanguinata. I compagni arrivavano ad uno ad uno, fin contro quel quadrato di scudi, di elmi, di fucili. Buttavano un fiore. In silenzio, come una promessa cupa. E se ne andavano. Intorno, i carabinieri si indicavano il luogo dello scempio. Ridevano.</p>
<p>C'eravamo divisi in due gruppi. Uno a far presidio sull'angolo di Giannino, in XXII Marzo, e noi sotto i portici di piazza Cavour, vicino a Claudio. La sera prima, tornando a casa, la radio aveva aggiunto un altro nome all'elenco. Rodolfo Boschi, a Firenze. Davamo via dei volantini. Oh certo, la gente li prendeva. Un'occhiata distratta, e andava al cinema. Come se non fosse successo niente. <br />
Passa Toscano (1), con quella sua aria leggermente ironica e la giacca di sempre buttata sulle spalle, e mi fa: "Come va il poema, Giulio?" Ecco, penso che questa sia stata la molla. Quelle parole. O meglio, per come stridevano, quelle parole, con tutto ciò che mi stava intorno: i visi stravolti di stanchezza, le voci arrochite, le mani che avrebbero voluto strappare in pezzi anche la notte, e quei volantini, quei volantini che non riuscivano neppure a sfiorare le labbra dell'indifferenza. <br />
Il poema... Già, mi conoscevano come il poeta, i compagni. Me lo dicevano così, tra lo scherzo e l'affetto. Ognuno era al corrente del mio piccolo segreto. Del mio vizio. Il poema... E rivedevo la mia stanza, tutte quelle notti dalla gola bruciata dal fumo, il ticchettio della macchina da scrivere, la felicità del mattino dopo, le pagine che negli anni avevano fatto mucchio. E solo Carole, la mia compagna d'allora, e pochi amici, qualche volta, seduti in cerchio ad ascoltarlo, il poema. <br />
Perché avevo paura di mettermi in gioco, di espormi forse a un rifiuto, di andare dai compagni e dire: "Ecco, io sono qui, questa è la mia vita, il mio modo di lottare e di esservi accanto. Giudicateli voi". E invece no: tenevo tutto per me. Era il mio rifugio il poema. La tana che m'ero scavato, l'orgoglio di sentirmi diverso. Io, il poeta. <br />
E mentre tutto questo, in un lampo, m'attraversava la mente, "Bene, - rispondo. - Va bene il poema". E poi, senza pensarci: "Una volta o l'altra ci si vede, così ne parliamo".</p>
<p>Il giorno dei funerali di Giannino, i Navigli brulicavano di gente, di bandiere, di striscioni. E tanti fiori. Li portavano, davanti a tutti, delle compagne. Giovanissime. Un canto sommesso rompeva appena lo scalpiccio dei passi. Era una giornata meravigliosa. Troppo, per dirsi addio. E ognuno quel contrasto l'avvertiva con un dolore sordo che cresceva dentro e saliva fino alle labbra. In un grido. Era come un'onda. Percorreva tutta quella fiumana, si spezzava d'improvviso, lo risentivi lontano, quasi venisse da un altro mondo, tornava ingrossandosi, t'afferrava di nuovo, ed eri lì a ripeterlo con tutta la vita che urlava, "Ora e sempre resistenza". <br />
Voleva dire tante cose quel grido. Era un ponte gettato alla città. "Guardateci, - voleva dire, - guardateci bene in faccia. Vedete? Siamo noi, gli estremisti. No, non voltate la testa, - voleva dire, - guardatele quelle ragazzine dei fiori, quei visi chiari, guardate cosa c'è dentro quegli occhi. Eccoli, i teppisti, i provocatori, i delinquenti". "Ma non capite, - voleva dire, - non capite che non c'è niente da far luce? Che questi morti sono una catena che viene giù da Piazza Fontana? E da prima, da Avola, da Battipaglia? E da prima ancora, da Melissa, da Portella della Ginestra? E che tutto questo ha un nome?" "Scuotetevi dal torpore", voleva dire. Ma anche, voleva dire, che stessero bene in guardia quelli dei palazzi, delle croci, del saccheggio, e i loro sicari d'ogni specie, perché non sarebbero riusciti ad ammazzarci tutti; e che noi, i teppisti, i provocatori, i delinquenti, contro tutta quella morte avremmo sempre fatto muro. <br />
Questo voleva dire. E la bara navigava per la sua città, sollevata fino al cielo da quella disperazione di pugni chiusi. Scendeva di strada in strada verso il Duomo, si fermava per un attimo ai crocicchi, riprendeva ondeggiando sui viali, attraversava i quartieri dei panni di ringhiera e quelli eleganti degli uffici. Milano le parlava, come parla una città. Si chinava a carezzarla coi rami dei tigli, si scuoteva dalle pietre dei selciati, abbassava gli occhi di pietà con le serrande dei negozi. Prometteva di non dimenticare. Poi tratteneva il respiro. E si tornava a udire solo il fruscio del vento, lo scalpiccio dei passi. E quel grido.</p>
<p>Ma non era solo il corpo straziato di Giannino che vedevo passare per le strade. In quei ragazzi che camminavano perdutamente stretti, nei loro occhi segnati d'ombra, e nella sfida tuttavia variopinta dei vestiti, era come se mi sfilassero davanti i sogni, la fantasia, l'amore, le speranze di quegli anni. Erano le sere attorno a una chitarra, le discussioni febbrili, le assemblee piene di fumo, le vigilie di manifestazione, i letti felici, la scommessa dei corpi abbracciati, le cene messe su con niente, lo scavo ansioso del futuro, la voglia di capire, il bisogno di trovare finalmente un confine al grigio, la ricchezza nuda delle nostre mani. Tutto questo vedevo passare in corteo. Ed era tutto ciò di cui s'era nutrita la mia poesia in quegli anni. <br />
Allora capivo perché la domanda di Toscano m'avesse tanto colpito, lasciandomi con un turbine di pensieri e risvegliando un'eco strana, un bisogno nuovo di dire. "Come va il poema, Giulio?", sussurrato nel clima spettrale di piazza Cavour, e così apparentemente fuori luogo, significava solo quello che stavo vedendo in quel momento, mi indicava semplicemente dov'era e in che direzione dovesse andare la mia poesia. Era come quando uno squarcio di luce ti mostra due cose che sono sempre state vicine: tu in fondo lo sapevi, eppure ci voleva quel lampo per riconoscerle. <br />
Anche quel grido tornava a parlare, e questa volta solo a me. Sfilava il corteo, e mi diceva che bastava un passo per immergermi m quella corrente, per unire la mia alla voce di tutti. Mi diceva di quanto misere, di quanto piccole fossero le mie paure, e smisurato il loro abisso d'orgoglio.</p>
<p>Perché ciò che credevo fosse solo mio, e prendesse forma nel chiuso della mia stanza, nel cerchio dei miei sogni, nella solitudine più segreta dei bicchieri, in realtà nasceva ed era nato li. E li doveva tornare: nelle strade, accanto ai compagni, durante la lotta, perché ogni parola, nell'infinita varietà dei volti, dei gesti, dei sogni, delle speranze di quegli uomini, ritrovasse le sue radici e la sua ragione, la pienezza riconquistata del proprio destino.</p>
<p>E così, mentre il corteo continuava ad andare, e le vecchine si segnavano, io buttavo su un foglio le parole rabbiose che dalla notte del presidio mi battevano alle tempie. <br />
La sera dopo, all'Università, nell'aula magna che ancora risuonava della rivolta dissonante delle note di Liguori, salivo sul palco a urlare quelle parole. <br />
Era il 21 aprile 1975. Avevo cominciato.</p>
<p>1 - Uno dei leader del Movimento studentesco milanese.</p>