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Il silenzio dura ancora

Nel 1975 Feltrinelli pubblica “Noi e il nostro corpo” un manuale che ha aiutato le ragazze e alcuni maschi come Claudio, a essere più consapevoli della propria sessualità.

“Mi piacerebbe” dico a Claudio e lo vedo illuminarsi: “ davvero lo vuoi? te lo regalo io”. Stavo con lui da un po’ e dell’argomento "sesso e contraccezione" si era parlato a lungo, prima .

Parlato, quasi come si faceva fra le compagne.

Quel pomeriggio ero andata dal ginecologo. Di nascosto dai miei genitori, era la mia prima volta e una compagna mi aveva aiutato a trovarne uno “democratico” che mi desse la pillola senza troppe complicazioni.

Alla sera, Claudio non mi telefona per sapere com’è andata, mi sembra strano, ma decido di rimandare le spiegazioni al giorno dopo quando ci saremmo incontrati a scuola.

Mio padre lavorava la notte. La mattina del 17 aprile mi chiama per impedirmi di andare a scuola: “ hanno ammazzato uno della tua scuola e ci sarà casino, non ti mettere in mezzo”.

La radio conferma la notizia: cita il nome di Claudio, la mia testa scoppia ... piazza Cavour, una manifestazione per la casa, provocazioni ... e io sono lì che riesco a gridare solo OH NOO! I miei pensieri si fermano e so solo che DEVO andare a scuola subito.
La mamma, la nonna, non sanno che Claudio è il mio ragazzo, non si rendono conto di cosa sta succedendo e non sanno che dire per consolarmi un po’.

Arrivo a scuola, finalmente. Il silenzio è inconsueto, gli occhi di tutti arrossati. Finalmente incontro Pietro, il mio prof di lettere, che mi abbraccia, le mie compagne ammutolite, Karin la vicepreside, Franco, il prof di Claudio ... il dolore è troppo grande per tutti.
Fra i compagni del movimento solo sguardi, tristi e rabbiosi, non si usa parlare ed esprimere a voce i propri sentimenti e questo silenzio durerà per molti anni ancora ... e forse non si è sciolto nemmeno oggi.

C’è comunque da improvvisare una manifestazione: parte dal Turismo e via via che muove verso il centro si ingrossa a dismisura, raccoglie operai e studenti. Così da ogni altra scuola e quartiere della città.

Per tutta la mattinata mi muovo in corteo ma non percepisco con esattezza ciò che ho intorno e tutto sembra, spero che sia, irreale.
Anche quando si sparge la voce che un altro compagno è stato ucciso.
Alcuni amici mi portano a casa. Ascolto un nastro di Guccini per un sacco di volte, non so come gestire quel dolore enorme, quella rabbia, quella cosa enorme piombata all’improvviso sui miei sedici anni. E ricominciare il giorno dopo con un altro corteo, per Giannino, e ancora nelle settimane seguenti.

La gita scolastica di alcune classi è programmata in Sicilia ci troviamo così insieme al nostro preside Berardino e agli insegnanti alla guida del corteo del 25 aprile a Catania. All’università portiamo la nostra testimonianza in assemblea e raccogliamo la solidarietà degli studenti del sud.

Ripeto, non c’era dialogo interpersonale o la possibilità di esprimere sentimenti, c'era la certezza dell’appartenenza a un ideale e la necessità di agire per un fine collettivo ci mantenevano uniti.
Uniti contro il fascismo, le ingiustizie sociali, le stragi e le bugie.
Un sacco di distinzioni ideologiche (MS, LC, AO, DP, FGCI ecc) non ci aiutavano invece ad agire uniti per ottenere qualcosa: che sia un problema ancora non risolto oggi?

Emanuela Masserani - 25.01.08
Milano